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Il lato oscuro del bio

Il lato oscuro del bio

Il lato oscuro del bio

Il lato oscuro del bio

Ti parlo sempre di quanto sono buoni e belli i prodotti cosmetici ecobio, ma siamo sicuri che sia davvero tutto oro quello che luccica? 

I vantaggi li conosciamo: i cosmetici green non inquinano, non fanno male agli animali, non sono tossici e spesso sono anche più efficaci perché usano ingredienti con proprietà cosmetiche più performanti. Pensa alla differenza che c’è tra la paraffina e il burro di karité ed è ovvio qual è l’ingrediente migliore per la tua pelle.

Ci sono ovviamente anche degli svantaggi, pochi ma ci sono: i cosmetici ecobio di solito costano di più di quelli tradizionali perché usano materie prime più costose e perché sono prodotti da aziende medio-piccole non da grandi multinazionali che hanno la possibilità di scalare la produzione, abbattendo i costi.

Inoltre, di solito i cosmetici green hanno una durata inferiore, nel senso che scadono dopo 3 o 6 mesi dall’apertura del barattolo mentre i cosmetici tradizionali durano anche il doppio del tempo – e anche qui, è abbastanza ovvio: la plastica è eterna.

Infine, e questo è l’argomento del quale volevo parlarti oggi, c’è IL LATO OSCURO del bio, ovvero tutti quegli aspetti meno noti e francamente irritanti che forse ti sono sfuggiti.

  1. Formulare non è uno scherzo. In commercio ci sono prodotti ecobio con INCI perfetti e anche bellissimi da usare: piacevoli quando li applichi, hanno un buon profumo, si assorbono subito… Poi ci sono cosmetici con INCI sempre perfetti, ma che fanno schifo: unti, fanno la scia bianca, lasciano la patina, hanno un odore sgradevole. Ovviamente la colpa non è degli ingredienti ma del formulatore, che non ha saputo creare un prodotto sì green ma anche gradevole all’uso.
  2. Manca una disciplina comunitaria. Tutti i vari bollini che vedi sui cosmetici ecobio (ICEA, COSMOS, NATRUE, eccetera) sono tutti bollini dati da Enti privati, che certificano il prodotto come bio/naturale/vegan seguendo delle regole che…stabiliscono loro! Quindi un prodotto può ottenere il bollino bio dell’Ente X ma non avere i requisiti per il bollino dell’Ente Y perché non c’è una normativa valida per tutti, stabilita dalla legge come invece accade per l’agricoltura biologica. Senza contare che questi bollini costano – perché giustamente sono enti privati e quindi devono avere un profitto – e costano pure tanto, quindi magari l’azienda piccola non se li può permettere pur facendo un prodotto ottimo.
  3. Intorno al mercato della cosmesi green girano interessi enormi. Tutte le grandi aziende che dominano il settore cosmetico si vedono rosicchiare il mercato – oramai da anni – dai cosmetici ecobio e ovviamente ci si sono buttati a pesce. Che cosa hanno fatto? Si sono messi a produrre anche loro cosmetici green e gridano ai quattro venti “senza siliconi, senza parabeni”. Però la loro logica è sempre quella del massimo profitto, quindi producono o con i “cugini” (nel senso che non usano i siliconi ma i cugini copolimeri – tanto il consumatore medio non legge l’INCI), oppure usano sì ingredienti di origine naturale ma di infima qualità: l’olio di palma, l’olio di semi di girasole, ci mettono l’alcol denaturato, e così via. 

Ora, io lo so che a questo punto ti aspetti che io ti dica “tranquilla, una soluzione c’è ed è leggere l’INCI” ed è assolutamente vero. Però mi rendo conto che leggere correttamente un INCI da soli non è facile, perché magari a memoria ti ricordi solo due o tre ingredienti “cattivi” (tipo il Dimethicone ormai lo riconoscete tutte) ma altri ti traggono in inganno. Ad esempio l’altro giorno una ragazza mi ha scritto chiedendomi la differenza tra la Cocamide DEA, sostanza alla quale è allergica e giustamente se ne vuole tenere lontana, e il Coco-Glucoside che è un bellissimo tensioattivo delicato. Il Coco/Coca iniziale l’ha confusa e pensava che fossero parenti.

Chi è alle prime armi può farsi aiutare dal Biodizionario che è un motore di ricerca degli ingredienti cosmetici: scrivi il nome dell’ingrediente come lo trovi nell’INCI e premi “cerca”, ti darà i risultati come un semaforo (verde = bene; giallo = accettabile; rosso = assolutamente NO). Però va bene per cominciare, perché usa parametri non proprio perfetti. Ad esempio da il bollino rosso all’olio di palma perché ha un elevatissimo impatto ambientale, poi però da il bollino verde all’olus oil che è un mix di oli vegetali, composto prevalentemente da olio di palma, quindi si contraddice!

“E allora come facciamo? Torniamo alla paraffina?!”

Ma assolutamente no! Continuiamo a scegliere prodotti cosmetici con un buon INCI, tanto per qualunque dubbio puoi sempre chiedere a me!

 

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