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La sindrome dell’impostore

La sindrome dell’impostore

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Qualche giorno fa ho preso un caffè con un’amica.
Lei è una donna brillante, fa un lavoro importante, studia e parla di argomenti che toccano la vita di molte persone e il tessuto socio-culturale del nostro Paese.
Adesso vorrebbe fare una cosa in più, buttarsi in un progetto ambizioso – perdonami se resto così sul vago, ma voglio tutelare la sua privacy – e mi parlava della sua sindrome dell’impostore, quella sensazione che prende (sopratutto noi donne) alla bocca dello stomaco e che ti fa venire voglia di nasconderti sotto al piumone, altro che uscire dalla comfort zone!

Non fare questa cosa, non sei capace, stai imbrogliando tutti

Bugiarda, non sai farlo davvero

Sei un bluff, guarda che se ne accorgono

Io la conosco bene la sindrome dell’impostore, è quella vocina stronza che mi dice: “ma chi ti credi di essere, mica puoi fare l’imprenditrice. Non hai studiato Economia, non hai un MBA: dove pensi di andare?” 

Se le dai retta, non fai più nulla.
Se le dessi retta, Double chiuderebbe domani.

Ma un modo per silenziarla l’ho trovato, e volevo condividerlo con te: ho notato che il mio impostore si “sposta”, non appena cerco di fare qualcosa di nuovo, di leggermente più difficile.

Ti faccio un esempio: se il mio impostore mi dice “non ti sei fatta venire nessuna idea nuova per il lancio del nuovo prodotto? Lo vedi che non sei abbastanza creativa? Non lo comprerà nessuno!” io sposto il mio focus su una cosa totalmente nuova, che non ho mai fatto prima, e che mi sembra ancora più difficile, e magari inizio a pensare a come potrei dare vita a una nuova avventura imprenditoriale, e portarla avanti assieme a Double! 
A quel punto il mio impostore si distrae e concentra la sua attenzione sul nuovo pensiero/progetto, lasciandomi libera di lavorare sul lancio senza sensi di inadeguatezza.

Non so se sono riuscita a spiegarmi bene, dirlo ad un’amica davanti a un caffè è più semplice. 
Il trucco è distrarre l’impostore – che è un po’ scemo, diciamola tutta.

Lo so, è molto più semplice incoraggiare un’amica che non noi stesse, vedere in lei tutti quei punti di forza che la rendono straordinaria, piuttosto che vederli in noi. Però è un lavoro che va fatto, che non si può vivere sempre con ‘sta vocina stronza nelle orecchie!

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